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L'associazione della mutazione per l'Hb S e un difetto β microcitemico dà origine ad un'altra malattia, la malattia microdrepanocitica. Questa malattia, scoperta e descritta per la prima volta al mondo nel 1944 da Silvestroni e Bianco in un soggetto di razza bianca, è presente in tutte le aree colpite dalle microcitemie e dalla falcemia, e in Italia soprattutto nelle regioni meridionali.

Schema genetico derivante da 1 genitore microcitemico e 1 genitore in condizione eterozigotica

Quadro clinico della microdrepanocitosi (eterozigosi mista per un gene dell'Hb S ed un gene β microcitemico: βtal/βS)

Nella malattia microdrepanocitica il quadro ematologico rivela chiaramente la presenza dei consueti caratteri ematologici microcitemici e di alterazioni morfologiche delle emazie simili a quelle della talassemia intermedia, Nei preparati di sangue incubati a 37°C in condizioni di mancanza di ossigeno compare entro poche ore la deformazione a falce di molte emazie.

Anche nella microdrepanocitosi il quadro clinico presenta crisi dolorose improvvise, violente e ricorrenti che hanno varia localizzazione: ossea, articolare e muscolare; oppure viscerale, polmonare, addominale.

Il decorso della malattia microdrepanocitica è legato non solo alla presenza o meno di una elevata quota di Hb F ma anche dalla varietà della β microcitemia presente nel soggetto affetto: se la β è lieve o silente il decorso è meno grave. Ne consegue che le microdrepanocitosi possono avere gravità molto variabili.

In Italia la regione più colpita dalle malattie falcemiche è la Sicilia. In questo territorio sono assai frequenti sia le β microcitemie lievi che l'Hb S con l'aplotipo Benin (fattore che attenua la falcizzazione delle cellule con Hb S). Queste due caratteristiche fanno si che i soggetti affetti da microdrepanocitosi abbiamo spesso quadri clinici abbastanza attenuati.

Terapia delle sindromi falcemiche

L'approccio alle terapie per l'anemia drepanocitica e per la microdrepanocitosi è molto simile.

Oggi i malati regolarmente curati raggiungono quasi sempre l'età adulta. La terapia consiste nell'applicazione di numerosi mezzi di supporto: emotrasfusioni che vengono praticate non per combattere lo stato anemico che non è grave, ma per ridurre la quota di Hb S nel sangue del malato. Sono necessarie quindi in corso di gravi crisi dolorose, di sequestri, di complicanze cerebrali. Si praticano anche in corso di gravidanza oppure in preparazione alla splenectomia.

Nelle crisi dolorose è necessario l'impiego di farmaci antidolorifici e nei casi più gravi anche di morfina.

Nel corso delle crisi dolorose è importante anche un abbondante apporto idro-salino per combattere pericolose disidratazioni.

E' spesso necessario sottoporre i pazienti a splenectomia o per la comparsa di ipersplenismo o per le grandi dimensioni raggiunte dalla splenomegalia .

Può essere somministrato ai malati anche un farmaco, l'idrossiurea, che si è rivelato capace di stimolare la produzione di Hb F.

Il trapianto di midollo osseo è utile solo se praticato precocemente e cioè prima che ripetuti episodi acuti e soprattutto complicanze cerebrali abbiano causato vasculopatie irreversibili. Anche nel caso delle sindromi falcemiche, come per l'anemia mediterranea, il trapianto si esegue attualmente solo nel caso in cui il soggetto affetto abbia un fratello sano e istocompatibile. Sono in corso vari approcci sperimentali per utilizzare le cellule del midollo materno ma ancora non sono stati approntati protocolli definitivi.

Prevenzione delle malattie falcemiche

L'obbiettivo si può raggiungere in ambedue le malattie con gli stessi criteri ed interventi che si applicano nelle malattie talassemiche. Gli interventi saranno però realizzati solo nei territori con alte incidenze di falcemia e di microcitemia; in Italia, quindi, nelle regioni meridionali e soprattutto in Sicilia ove la media della microcitemia è del 6% e della falcemia, almeno nella parte orientale dell'isola, del 2-3%.

I mezzi per evitare la nascita di malati sono, in sostanza, la scelta prima del matrimonio, da parte del microcitemico o del falcemico, di un coniuge normale; e dopo il matrimonio il ricorso alla diagnosi prenatale e all'interruzione di gravidanza nel caso di malattia del feto.